Poggio Picenze è un piccolo paese della provincia dell’Aquila che conta circa mille abitanti; situato sulla Strada Statale 17 dell’Appennino abruzzese, a 14 km da L’Aquila, su un’altura di 760 metri dalla quale si può ammirare l’ampio panorama della conca aquilana.
Il nome Poggio Picenze deriva dal fatto che l’antico castello fu costruito su un fianco del Monte Picenze, tale nome deriverebbe a sua volta dai Piceni, detti anche Picenti, che stabilirono diversi insediamenti nella zona, intorno al III secolo a.C.
La data di edificazione del castello si fa risalire intorno all’ anno mille, trovandosi citazioni di esso già in un documento del 1173 “Podio de Picentia” nel quale appariva come un castello con mura fortificate e “sei torri, di cui una alta al centro”. Resti del castello sono ancora visibili nella parte vecchia del paese (foto 1).
In epoca prefeudale, la posizione di valico del Poggio lo espose più volte alle scorrerie degli eserciti diretti alla volta dell’Aquila, infatti nel 1423 il castello resistette per due lunghi giorni all’assedio di Braccio da Montone dando tempo alle popolazioni oltre di esso di organizzarsi per la resistenza, ma alla fine capitolò dinanzi allo spietato conquistatore.
Con il feudalesimo spagnolo, il Poggio venne assegnato a Giangiacomo dei Leognani-Castriota, valente condottiero, che nel 1566 vi si stabilì preferendolo a tutti i suoi molti possedimenti.
Dopo i Leognani, il feudo comprendente il Poggio passò nel 1700 alla famiglia Sterlick di Chieti. Nel 1806 su chiudeva l’epoca del feudalesimo, di cui il castello restava antico e maestoso simbolo, il quale però nel 1832 fu parzialmente demolito poiché diventato pericolante a causa dei fortissimi terremoti di cui era stato testimone.
La Pietra Bianca
Una considerazione a parte va fatta per l’attività di estrazione e lavorazione della “Pietra Bianca” che ha rappresentato per diversi secoli l’elemento distintivo di Poggio Picenze.
La Pietra bianca del Poggio ha natura calcarea, aspetto candido e gentile e caratteristiche fisiche che la rendono facile da lavorare, ma di più, essa ha anche la proprietà di indurire coprendosi di una patina dorata con il passare del tempo.
I maestri scalpellini di Poggio sono stati autori di centinaia di ornati portali, logge, cortili, porticati, fontane dell’aquilano, e non solo.